Il campo trincerato

Prima cerchia di Forti (1848-59)

Alla morte di von Scholl si sospende l'attuazione del suo piano difensivo. Lo stato maggiore austriaco e Radetzky ritenevano l'opera troppo onerosa e forse non necessaria in rapporto alla tranquilla situazione politica europea. Si considerava inoltre che l’ampio spalto naturale che delimitava la zona meridionale della cinta urbana (rideau), costituisse da solo una valida difesa naturale ben coperta dal tiro delle artiglierie della piazzaforte.

La validità del piano di von Scholl e la sua necessità di realizzazione trova invece conferma con la campagna bellica dei piemontesi del 1848, con la battaglia di S.Lucia, e con l'inserimento del tracciato ferroviario Milano-Venezia (e i raccordi con Mantova e Trento) nell’area del rideau in quanto si venne a creare un serio ostacolo al movimento delle truppe e al tiro delle artiglierie della piazzaforte.

Infatti dal 1848 al 1859 si da avvio alla realizzazione del campo trincerato con la costruzione di 12 nuovi forti, posti a distanza di circa 1 km tra loro e lontani dal fronte bastionato da 1 a 2,4 km.

L’obiettivo del campo trincerato è di sottrarre Verona dal bombardamento nemico con l'esecuzione di opere difensive staccate dalla cinta bastionata e poste in posizione più avanzata nel terreno circostante. Ciò impediva l'avvicinamento alla città delle artiglierie nemiche e consentiva alle truppe austriache di operare in un’area protetta tra la cortina muraria urbana e le fortificazioni staccate. I forti sono denominati dal comando austriaco in riferimento o a nomi di comandanti che ben si distinsero nelle campagne del 1848-49, o per onorare alte personalità della corte imperiale. Mentre dal 1866 i forti assunsero il nome italiano che identificava il borgo circostante la loro collocazione.

I forti sono generalmente a pianta trapezoidale, costituiti da un terrapieno perimetrale, in cui sono collocate le artiglierie, delimitato da un fossato alla cui base è posto il muro “alla Carnot” con le postazioni dei fucilieri. Al loro interno vi è un ridotto centrale in muratura con locali a prova di bomba protetti da terrapieni dello spessore anche di 2,5 metri. Nei forti più grandi e lontani dalla piazzaforte, vi sono gli alloggi della truppa, gli uffici del comando, le cucine, i magazzini, i laboratori, le scuderie, etc.

Anche le porte della cinta urbana vennero interessate dai lavori di ammodernamento del sistema difensivo. La Porta Nuova costituiva la principale via d’accesso e di uscita dalla città verso sud, per agevolare l’intenso traffico di truppe e di carri tra la piazzaforte e i forti staccati si rese indispensabile nel 1854 realizzare sul fronte esterno due nuovi fornici ai lati della porta sanmicheliana, che di conseguenza modificarono anche il fronte interno.

Nel 1860 si iniziarono i lavori a Porta Vescovo allargando la porta con due corpi laterali per ricavare due nuovi fornici, utilizzando nel fronte interno il repertorio formale del neogotico tedesco.

Anche nella II guerra d'indipendenza (1859) Verona non venne coinvolta dagli avvenimenti bellici.

Nel settore meridionale vengono realizzati i seguenti forti:

Forte Kaiser Franz Joseph poi Chievo, (1850-52) a 700 m. dall’abitato di Chievo, presenta numerosi locali (magazzini, laboratori, cucine etc.) per poter accogliere una guarnigione di 360 uomini. Il forte, essendo dedicato all'imperatore, presenta una particolare cura nel dettaglio costruttivo delle opere in muratura e nel portale d'ingresso, che ha conservato integra la struttura fino a oggi. L’area del forte di 30.000 mq ed è di proprietà comunale.

Forti Strassoldo poi Croce Bianca e Wallmoden poi Spianata, (1851): distrutti.

Forte Radetzky poi San Zeno, (1848-50): costruito vicino alla strada ferrata per Trento nei pressi dell'abitato di San Massimo. Il forte è a pianta poligonale con muratura in laterizio, anziché quella tradizionale in tufo oggi ben visibile in quanto è stato privato del terrapieno che lo circondava.

Forti Schwarzenberg poi Santa Lucia, D’Aspre poi Fenilone, Liechtenstein poi San Massimo e Alt-Wratislaw poi Palio, (1848-50): con la costruzione della linea ferroviaria per Milano e Trento e del grande scalo ferroviario per le merci (1912) vennero demoliti.

Forte Clam poi Porta Nuova, (1848-59): doveva proteggere l'importante via d'accesso alla porta Nuova. Fu demolito nel 1925-26 in occasione della costruzione dei Magazzini Generali e della Manifattura Tabacchi.

Forte Culoz poi Tombetta, (1849): posto in prossimità della strada per Legnago, venne demolito.

Forte Hess poi Santa Caterina, (1850-52): costruito in località Pestrino sulla riva destra dell'Adige, costituisce un’opera fortificata di notevole importanza per la sua capacità di fuoco e la sua numerosa guarnigione (c.a. 600 uomini) e per la sua funzione difensiva del settore sud-orientale della piazzaforte. L’area del forte di 92.000 mq è di proprietà comunale.

Forte Kaiserin Elisabeth poi San Michele, (1854-57): costruito a cavallo della strada per Vicenza e vicino all'abitato di San Michele, venne demolito per esigenze viabilistiche.


Seconda cerchia di Forti (1860-66)

Con la perdita della Lombardia l’Austria comprende ancora più chiaramente che la difesa del Veneto trova in Verona il suo cardine difensivo più importante. Era necessario quindi, in relazione alle più aggiornate strategie militari, inserire il Quadrilatero in un più vasto e complesso sistema difensivo territoriale (regione fortificata), che rappresenta uno dei più importanti sistemi fortificati europei.

Il Quadrilatero si appoggia alla linea difensiva naturale formata dai fiumi Mincio, Adige e Pò (secondo l'intuizione scaligera del “Serraglio”, e la visione strategica che poi fu del Sanmicheli).

A sud si integra il sistema difensivo con la realizzazione di nuove opere fortifìcate che giungono fino a Borgoforte (Pò). A nord segue la linea di difesa naturale costituita dai monti, con la fortificazione della collina di Pastrengo allo scopo di proteggere lo sbocco della valle dell'Adige, indispensabile via di collegamento con l’Austria per i rifornimenti ed i rinforzi, ma anche una sicura via di fuga.

La mobilità e le notevoli dimensioni che gli eserciti andavano assumendo, unite alla migliorata efficacia delle artiglierie, rese necessario ampliare a Verona la cerchia dei forti staccati, ponendoli ad una maggiore distanza dalla città.

Con l’introduzione delle canne rigate nelle artiglierie si raddoppiò la potenza di tiro, raggiungendo gittate anche di 5 km. Ciò rese inefficace la capacità difensiva della prima cerchia di forti staccati posti a circa 2 km dalla città e rendendo necessaria la costruzione di una seconda cerchia staccata dalla piazzaforte di 3-4 km. Le fortificazioni della prima cerchia diventarono così le difese ravvicinate della città con il compito di impedire alla fanteria nemica di penetrare tra l’ampio intervallo lasciato libero tra i forti.

Si costruirono in tutto 9 forti tra il 1860 e il 1866, quattro dei quali nel settore meridionale con un impianto poligonale pressoché uguale, tali da contenere una guarnigione da 210 a 450 uomini.

Forte Erzherzogin Gisella poi Dossobuono, (1862): costruito a 1,5 km. dall’abitato di Santa Lucia su un’area coperta e scoperta di circa 100.000 mq.

Forte Neu-Wratislaw poi Azzano, (1863): su un’area di circa 150.000 mq. Ora in uso al Comune di Verona.

Forte Stadion poi Tomba, (1860-61): posto a cavallo della strada per Modena ai margini dell’abitato di Tomba, venne nel dopoguerra sventrato per realizzare il rettifilo della statale del Brennero.

Forte Prinz Rudolph poi Lugagnano, (1860-61): costruito nei pressi dell’abitato di S.Massimo. E’ ancor oggi in buono stato e di proprietà militare.

Forte Erzherzog Albrecht poi Parona, (1861): particolare per il notevole sviluppo planimetrico a pianta ottagona. Oggi ne rimangono solo tracce parziali sul terreno.

Sulle colline a sinistra dell'Adige si realizzarono tra il 1860-66 una batteria d'artiglieria dentro l’antico castello scaligero di Montorio, e a breve distanza un piccolo forte sul monte Preara.